Un minuto di rumore

La proposta delle classi quinte nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre 1999, e volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della nonviolenza e del rispetto delle donne.

Noi ragazze e ragazzi delle quinte abbiamo colto l’occasione per dare voce ai nostri pensieri e per sostenere la nostra opinione in merito a tutti i femminicidi avvenuti in Italia da inizio 2023.
Lo scorso venerdì 24 novembre ci siamo focalizzati, in particolare le classi 5UA, 5UB, 5UD e 5EB, sull’attualità; abbiamo presentato due iniziative e abbiamo deciso di raccogliere l’appello di Elena, sorella di Giulia Cecchettin, 105esima vittima di femminicidio in Italia nel 2023, non stando in silenzio, ma facendo rumore.

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In tutti i bagni della scuola abbiamo lasciato delle scatole, realizzate e pitturate da noi, nelle quali si potevano riportare attenzioni non richieste, violenze verbali o fisiche subite, che inizialmente avremmo voluto leggere davanti a tutti venerdì durante l’intervallo.
Abbiamo inoltre realizzato dei cartelloni con scritte rosse e nere che abbiamo appeso sulla facciata della sede (assieme a dei lunghi fili rossi) all’interno della succursale e utilizzati a ricreazione, nel cortile interno delle due sedi della nostra scuola, seguendo le direttive della Consulta Provinciale degli Studenti, applicate in ogni scuola del Trentino.
Nei giorni precedenti alla manifestazione sono stati anche realizzati e condivisi dei post su Instagram che ricordavano di scendere in cortile e di indossare una maglietta bianca, durante la giornata, per sostenerci a vicenda, perché non siamo sole!
In cortile abbiamo infatti riportato i nostri pensieri, nominato i nomi di tutte le 106 vittime in Italia da inizio anno e fatto una sintesi dei contenuti dei bigliettini; di questi ultimi ne abbiamo raccolti 43.
Essi parlano di moltissime esperienze strazianti, soprattutto considerando la nostra giovane età; la stragrande maggioranza di noi ha subito attenzioni non desiderate, come catcalling, palpeggiamenti, fischi, clacson in luoghi come autobus, per strada, sui treni, in spiaggia, nelle discoteche, e altrove.
Altri biglietti purtroppo parlavano di violenza psicologica subita nelle relazioni affettive o nei rapporti personali.

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Fortunatamente venerdì era presente quasi tutta la scuola, molti professori e la Dirigente ad ascoltare le nostre voci in cortile. Tantə di noi si sono commossə ed è stato molto emozionante abbracciarsi tra noi alla fine della manifestazione.
Chi ha poi voluto si è fatto lasciare le impronte delle mani deə proprə compagnə con la tempera rossa, sulle proprie magliette bianche.
È stato bello vedere anche dei ragazzi partecipare attivamente assieme a noi ragazze, leggendo alcuni nomi delle vittime, facendosi lasciare le impronte delle mani sulle maglie o sulle felpe, tenendo il rossetto in viso e reggendo i cartelloni durante tutta la durata della manifestazione.
Tutti e tutte eravamo presenti per dare voce alla nostra rabbia, denunciando il patriarcato che ci uccide ogni giorno. È molto importante sottolineare che il femminicidio non è un’azione isolata o improvvisa, non nasce dal raptus violento di un singolo individuo, ma è frutto di un male che vive, cresce e prende forma ogni giorno nelle dinamiche sociali, affettive e relazionali.
Sono quasi 7 milioni le donne che nel corso della propria vita hanno subito una forma di violenza fisica, nel nostro Paese una donna su tre.

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“Qual è il messaggio positivo che volete trasmettere?” ci hanno chiesto.
Noi abbiamo risposto durante la manifestazione: “Viviamo in una società plasmata dall’indifferenza degli individui, e a darci quest’esempio sono proprio le persone che più dovrebbero incitarci a creare e condividere un nostro punto di vista e a farci valere come persone.
Siamo stati creati fortunatamente con un dono, quello della voce, quindi perché aver paura di parlare, o perché dover avere paura delle conseguenze che rischiamo?
Abbiamo scelto di usare la nostra voce oggi per darla a chi non la ha più, a troppe, da troppo tempo, ed è la loro luce e il loro esempio che ci ispira.
Non ci limitiamo più ad essere marionette dei piani alti, urliamo ciò che proviamo, lottiamo in quello che crediamo, portiamo avanti le nostre battaglie. L’indifferenza diffusa ha ucciso la 106esima donna della nostra nazione, che poteva essere UNA DI NOI.
L’indifferenza equivale a far morire queste ragazze per la seconda volta.
Questa è una lotta comune, TUTTI POSSIAMO FARE LA DIFFERENZA, noi come singoli individui, nella vita di tutti i giorni.”

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Bisogna ricordare che “La donna non è nata sopra la testa dell’uomo per essere superiore, né sotto ai piedi per essere inferiore o calpestata, ma sotto al braccio per essere protetta, vicino al cuore per essere amata, dal lato per essere uguale”; per questo abbiamo vivamente consigliato di allontanarsi al minimo segnale di tossicità, senza MAI confondere ossessione per amore e possessività per preoccupazione.
Ricordiamo: “L’amore vero non umilia, non delude, non calpesta, non tradisce e non ferisce il cuore. L’amore vero non picchia, non urla, non uccide”.
Abbiamo fatto fare a tutti un minuto di rumore e ripetuto più volte, a gran voce: “QUESTO È IL GRIDO ALTISSIMO E FEROCE DI TUTTE QUELLE DONNE CHE PIÙ NON HANNO VOCE”.
Abbiamo concluso sottolineando che dobbiamo essere liberi di vivere la nostra vita, senza avere paura di nessuno. Non lasciamoci strappare via la vita dalle mani. Dobbiamo concentrare tutta la nostra rabbia, forza e volontà nell’obiettivo di cambiare questo mondo malato. Ci auguriamo tutti che qualcosa possa EFFETTIVAMENTE cominciare a cambiare, per noi, per tutti e per coloro che sono morte per mano dell’indifferenza.

Questo articolo è stato scritto da Arianna Vescovi, 5UB
(con riferimenti al discorso scritto e preparato per la manifestazione in cortile del 24/11/2023)